Mal di schiena? Ecco come risolvere

La Befana vien di notte con la schiena tutta rotta

 

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Ciao,

Buon epifania!

Oggi voglio parlarti di uno dei problemi medici più comuni: il mal di schiena!

Il mal di schiena è per lo più causato da spasmi muscolari o da degenerazione dei dischi intervertebrali nella colonna vertebrale. Se non preso sul serio, il dolore alla schiena può diventare invalidante.

Il dolore che origina dalla zona lombo-sacrale e scende lungo la gambe non è sempre causato dalla compressione del disco sul nervo sciatico.

Cause muscolari

La causa più frequente del mal di schiena sono le lesioni muscolari: se la schiena fa un movimento brusco si può originare uno stiramento od uno strappo muscolare anche grave, che blocca la schiena e provocan un dolore intenso.

Un danno muscolare di questo tipo può essere causato anche da un semplice starnuto o colpo di tosse, oppure può verificarsi dopo che ci si china o ci si gira bruscamente, o ancora da movimenti semplicissimi come chinarsi per allacciarsi le scarpe o fare un movimento di torsione per voltarsi in una direzione diversa. Stiramenti ai muscoli della schiena possono anche verificarsi quando si solleva un oggetto pesante in modo non corretto.

Questo tipo di danni tendono a regredire con il passare del tempo, ma i casi più gravi possono essere curati con la fisioterapia e con farmaci appositi.

Prevenzione ed esercizi

Un buon modo per prevenire il dolore alla schiena è attuare dei piccoli accorgimenti: ad esempio eseguire esercizi di stretching e di tonificazione, tenere una posizione corretta sia da seduto che in piedi, cercare di non curvare la schiena, ma piegarsi invece con le ginocchia o sui fianchi per sollevare oggetti o legare i lacci delle scarpe.

Esercitare i muscoli della schiena (bastano 15 minuti al giorno, 3 volte a settimana) può avere tre principali benefici:

  • tonifica i muscoli della schiena, del collo e delle spalle, riducendo il rischio di infortuni;
  • rende la schiena più flessibile, aumentando il range di movimenti e di resistenza;
  • rilassa la muscoltaura e riduce il dolore.

Di seguito viene riportata una lista di esercizi sia di stretching che di tonificazione muscolare.

E’ importante procedere lentamente ed evitare movimenti improvvisi.

Non effettuare stretching fino a sentire dolore, ma continuare fino a quando si avverte una moderata tensione e successivamente rilassarsi mantenendo la posizione.

La sensazione di tensione dovrebbe scomparire quando si tiene la posizione. Se ciò non accade, è bene rilasciare leggermente e trovare un grado di tensione che sia più confortevole.

Pelvic tilt: distende i muscoli addominali e della schiena, aumentando la flessibilità dei fianchi. Sdraiati sulla schiena con le ginocchia piegate, i piedi sul pavimento o un tappeto e le braccia lungo i fianchi. I piedi dovrebbero essere lontani quanto la larghezza dei fianchi. Appiattire, applicando una leggera forza, la zona lombare contro il pavimento. Ciò farà inclinare il bacino in avanti. Mantenere la posizione per pochi secondi e poi rilassarsi.

Single leg pull: distende i muscoli delle anche e della parte più bassa della schiena. Sdraiati sulla schiena con una sola gamba piegata, un solo piede sul pavimento e l’altra gamba estesa all’esterno. Usare il braccio sullo stesso lato per tirare il ginocchio piegato verso il petto con un movimento continuo mentre si mantiene la parte bassa della schiena e l’altro ginocchio premuti contro il pavimento

Double knee to chest: distende i muscoli dell’anca e della parte bassa della schiena. Sdraiati sulla schiena con le ginocchia piegate, i piedi sul pavimento e le braccia lungo i fianchi. Sollevare le ginocchia, o uno per volta o insieme, verso il petto. E’ possibile usare le braccia per aiutarsi a portare le ginocchia in questa posizione e per spingerle delicatamente verso il petto.

Pretzel: distende i muscoli interni di gambe e fianchi. Sdraiati sulla schiena con le ginocchia piegate. Afferrare una caviglia ed appoggiarla sul ginocchio della gamba opposta. Afferra la gamba piegata e spingere entrambe le gambe verso il petto.

Side stretch: distende i muscoli della schiena e dei fianchi. In piedi (o da seduti per le persone anziane), distendere un braccio sopra la testa, piegare il tronco verso il lato opposto con un movimento fluente.

Hamstring stretch: distende i muscoli del retro delle cosce. Sdraiati sulla schiena con una gamba piegata, un piede sul pavimento e l’altra gamba distesa in avanti.

Sollevare la gamba tesa verso l’alto fino a quando si avverte leggermente tirare la parte posteriore della gamba. Usare le mani per afferrare la coscia da dietro e mantenere in posizione la gamba.

Pelvic lift: rafforza i muscoli delle natiche. Sdraiati sulla schiena con le ginocchia piegate, i piedi sul pavimento o su un tappeto alla distanza corrispondente alla larghezza delle spalle e le braccia lungo i fianchi. Sollevare le anche a poco a poco. E’ importante che si sollevino le anche senza curvare la schiena. Concentrarsi a contrarre gli addominali può aiutare a non incurvare la schiena. Cercare di mantenere una linea diritta tra le spalle e le ginocchia.

Crunch: rafforza i muscoli addominali. Sdraiati sulla schiena con le ginocchia piegate, i piedi sul pavimento e le braccia lungo i fianchi. Incrociare le braccia sul petto o dietro la testa mantenendo la parte bassa e intermedia della schiena sul pavimento. Sollevare leggermente la testa e le spalle dal pavimento. Sollevare solo fino alla distanza sufficiente a spostare le scapole dal pavimento. Mantieni questa posizione solo per qualche secondo.

Cat and camel: rafforza i muscoli addominali e della schiena. Appoggiati sulle mani e sulle ginocchia con il peso uniformemente distribuito ed il collo parallelo al pavimento. Incurvare la schiena verso l’alto contraendo i muscoli addominali e delle natiche, facendo cadere leggermente la testa. Mantenere la posizione per 5 secondi. Abbassare delicatamente la zona lombare verso il pavimento tenendo le braccia diritte. Tenere il peso uniformemente distribuito tra braccia e gambe. Mantenere la posizione per 5 secondi.

Arm reach: rafforza i muscoli delle spalle e della parte alta della schiena. Appoggiati sulle mani e sulle ginocchia con il peso uniformemente distribuito e il collo parallelo al pavimento. Distendere un braccio in davanti facendo attenzione a non sollevare la testa. Tenere il peso uniformemente distribuito tra le ginocchia e l’altro braccio sul pavimento.

Mantenere la posizione per 5 secondi.

Leg reach: rafforza i muscoli delle natiche. Appoggiati sulle mani e sulle ginocchia con il peso uniformemente distribuito e il collo parallelo al pavimento. Estendere lentamente una gamba e mantenerla parallela al pavimento. Tenere la posizione per 5 secondi.

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Lesioni ai dischi

Un mal di schiena di lunga durata può verificarsi dopo infortuni che hanno provocato una lesione dei dischi, delle faccette articolari o dell’articolazione sacro-iliaca. I dischi presenti nella colonna vertebrale fungono da cuscinetto tra una vertebra e l’altra. Ogni disco contiene una zona centrale, detta nucleo polposo per via della sua consistenza morbida, che è circondata da una parte di disco più dura, detta anello fibroso, che impedisce al contenuto del nucleo polposo di fuoriuscire.

In condizioni normali i dischi sono idratati, come tante spugne imbevute d’acqua. Quando si invecchia, o quando si subisce una lesione ai dischi, essi iniziano a disseccarsi, diventando più rigidi e perdendo la capacità di far da cuscinetto tra le vertebre: questo processo prende il nome di degenerazione discale.

Quando la degenerazione discale peggiora le ossa delle vertebre che circondano il disco iniziano a crescere intorno a esso, formando uno sperone. Se gli speroni si ingrandiscono troppo possono iniziare a comprimere i nervi del midollo spinale, provocando dolore alla schiena, intorpidimento e debolezza alle gambe.

Con l’indebolimento dei dischi e delle faccette articolari, le vertebre possono iniziare a scorrere lentamente una sull’altra, provocando il restringimento del canale vertebrale. L’indebolimento delle vertebre è definito spondilolistesi. Il restringimento del canale vertebrale invece è detto stenosi vertebrale.

In generale i diversi processi di modifica della colonna vertebrale vengono detti degenerazione vertebrale e possono provocare forte mal di schiena, dolore alle gambe, intorpidimento e debolezza, perché i nervi del canale vertebrale sono sottoposti a una maggiore compressione.

Col tempo, per via delle lesioni o della degenerazione, i dischi iniziano a sporgere e a cambiare forma. Quando l’interno del disco, il nucleo polposo, inizia a fuoriuscire dalla lacerazione, si ha la cosiddetta ernia del disco. Può succedere che l’ernia si stacchi dal resto del disco e allora viene definita espulsa o migrata. Quando la sporgenza del disco, oppure l’ernia, comprime un nervo della schiena, si può iniziare a soffrire di forte dolore alla schiena, intorpidimento e debolezza alle gambe. Questo disturbo è detto sciatalgia.

Fattori predisponenti

Diversi fattori rendono maggiormente suscettibili ad un’ernia discale:

Età: le ernie del disco sono più comuni nella mezza età, soprattutto tra i 35 e i 45 anni, a causa della degenerazione legata all’invecchiamento dei dischi.

Fumo: fumare tabacco aumenta il rischio di ernia del disco, perché diminuisce i livelli di ossigeno nel sangue, privando i tessuti del corpo di nutrienti vitali.

Peso: il peso corporeo in eccesso è causa di stress supplementare sui dischi nella regione lombare.

Altezza: gli uomini più alti di 180 centimetri e le donne più alte di 170 centimetri sembrano avere un rischio maggiore di soffrire di ernia discale.

Occupazioni che sovraccaricano la spina dorsale: chi esegue lavori impegnativi sul piano fisico ha un maggiore rischio di problemi alla schiena. Sollevare, tirare, spingere, flettere lateralmente e ruotare ripetutamente la schiena può aumentare il rischio di ernia discale. Lavori che richiedono una prolungata posizione seduta o lo stare in piedi nella stessa posizione possono ugualmente predisporre il soggetto a soffrire di degenerazione discale.

Trattamento

Per i pazienti con lombosciatalgia grave che non risponde al trattamento conservativo, l’intervento chirurgico per decomprimere il nervo può essere un’opzione ragionevole per curare l’ernia del disco lombare.

Il fisioterapista può mostrare posizioni ed esercizi per ridurre al minimo il dolore dell’ernia del disco. Lo scopo generale del fisioterapista è permettere di svolgere le attività della vita quotidiana, progettando un programma di trattamento sulla base dei risultati della valutazione e degli obiettivi personali: correggendo la postura, sciogliendo le contratture, rimettendo in equilibrio il corpo, eliminando gli stimoli dolorosi dei nervi. Il programma di trattamento è spesso composto da una combinazione di esercizi.

Il fisioterapista crea un programma che comprende:

  • esercizi che prevedono dei movimenti specifici per alleviare la pressione sul nervo e diminuiscono il dolore oltre agli altri sintomi, soprattutto durante le prime fasi del trattamento;
  • esercizi di stretching per migliorare la mobilità delle articolazioni e dei muscoli di colonna vertebrale, braccia e gambe. Il metodo più utilizzato per questo scopo è quello della “Back school”. Migliorare il movimento di un’articolazione può essere la chiave per alleviare il dolore;
  • esercizi di rafforzamento. Se i muscoli del tronco sono forti danno un supporto alle articolazioni vertebrali; inoltre braccia e gambe muscolose aiutano a togliere il carico dalla schiena. La ginnastica posturale comprende esercizi di rinforzo e stretching di tutta la colonna vertebrale, oltre ai muscoli del bacino;
  • esercizi in acqua. La riabilitazione in acqua può essere un ottimo metodo per rimanere fisicamente attivi quando gli esercizi in palestra provocano dolore;
  • esercizi aerobici: utili per alleviare il dolore, mantenere un peso corporeo adeguato, migliorare la forza e la mobilità complessiva. Tutti questi fattori sono importanti nella gestione di un’ernia del disco.

La correzione della postura per il mal di schiena e l’educazione al movimento corretto sono fondamentali. Il professionista deve mostrare alcuni piccoli cambiamenti nel modo di sedere, stare in piedi, piegarsi, sollevare gli oggetti e quando si dorme.

Questi accorgimenti servono per contribuire ad alleviare il dolore e ad aiutare a gestire la malattia in modo autonomo.

Intervento chirurgico

L’operazione è necessaria in circa 1 caso su 100 di ernia del disco, ovvero si dovrebbe intervenire chirurgicamente solo quando:

  • c’è un evidenza di compressione grave del nervo;
  • i sintomi non migliorano con le terapie non chirurgiche, per esempio la fisioterapia e le infiltrazioni epidurali;
  • ci sono serie difficoltà a camminare o stare in piedi;
  • ci sono sintomi molto gravi, come debolezza muscolare progressiva o incontinenza urinaria, in questo caso l’intervento dovrebbe essere fatto urgentemente.

Tuttavia, la chirurgia non funziona per tutti e potrebbe essere necessario effettuare altre operazioni e terapie se l’intervento iniziale non fosse efficace.

Possibili complicazioni derivanti dalla chirurgia sono infezione, lesione di un nervo, emorragia, disestesie temporanee (alterazioni della sensibilità).

Una recensione di un certo numero di studi ha notato che i programmi di esercizi che iniziano quattro-sei settimane dopo la chirurgia sul rachide lombare hanno contribuito a ridurre il dolore e a migliorare la funzionalità della colonna vertebrale.

Il problema più frequente dopo l’intervento di ernia discale è la recidiva.

Spesso il paziente operato avverte ancora dolore ed è possibile che si formi un altra ernia discale ad un altro livello. Per esempio dopo un intervento al livello L5-S1 si può verificare un ernia nel disco intervertebrale superiore, cioè L4-L5.

La prognosi dell’ernia del disco è molto difficile perché ci sono diverse variabili che possono influire sul risultato. Con il trattamento la maggior parte delle persone migliora.

Tuttavia, si può avvertire dolore alla schiena anche dopo le terapie.

Le persone che effettuano lavori pesanti che prevedono il sollevamento di pesi dovrebbero modificare l’attività per evitare di danneggiare ulteriormente la schiena.

Possono essere necessari diversi mesi per tornare alle normali attività senza avere dolore o con un leggero fastidio.

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Un caro saluto

Luca Russo

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3 Commenti

  1. Giuseppe 6 Gennaio 2017 / 21:58

    Grazie Luca per l’info.
    Hai fatto un buon lavoro.
    Buon anno. Ti auguro che sia ricco di comprensione.
    Ciao Giuseppe

      • Roberto 25 Maggio 2017 / 13:08

        È un piacere esservi utili per migliorare la vostra qualità di vita. Mi raccomando, segui i consigli per migliorare il mal di schiena 😉

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